E' arrivato in edicola da pochi giorni il numero 360 di Cronaca Filatelica. Ed essendo già Aprile, non poteva che essere un fascicolo dedicato alle imminenti festività pasquali.
Tocca come di consueto a Danilo Bogoni, redattore della rivista dell'Editoriale Olimpia, l'articolo di copertina che tratta, appunto, della "Pasqua, festa della vita", giacchè per la religione cristiana, si celebra il Cristo risorto e la natura che torna a vivere, anche se attraverso la sofferenza e la morte. Ma nonostante la grande dimensione spirituale di questo evento, sono davvero poche le amministrazioni postali dell'Europa cristiana a ricordare sui propri francobolli la Pasqua. Fatta eccezione per il Natale, quasi tutti i paesi dell'area italiana (Vaticano compreso) snobbano quest'altra importante festività, affidata soltanto ad una manciata di annulli speciali. Ben diversa, evidenzia Bogoni, la situazione nel Nord e nell'Est dell'Europa dove la Pasqua riceve da sempre e riceverà anche quest'anno, importanti sottolineature filateliche, anche se con soggetti piuttosto laici, come le "uova decorate".
Uova pasquali che sono anche "simbolo universale di rinascita della natura e dello spirito" soprattutto nei paesi nordici, dove se ne confenzionano di tutti i tipi, sin dal Medioevo. Anche raffinate e preziosissime come quelle che a fine '800 il grande gioielliere Peter Carl Fabergé preparò per lo Zar di Russia. Uno di questi, l'uovo invernale è anche finito su un bel foglietto finlandese del 2005.
E mentre il Vaticano ha dedicato alla Pasqua solo tre francobolli, ma nel lontano 1969, l'Italia ha letteralmente snobbato l'evento, affidato invece a svariati annulli speciali, compresi quelli per la Via Crucis del Papa al Colosseo, in uso sin dal 1984.
E divagando sul tema, Bogoni scrive di "Quel giorno di Pasqua in cui fu avvistata Rapa Nui" ovvero della scoperta, avvenuta proprio nel giorno di Pasqua del 1722, dell'omonima isola sperduta nell'Oceano Pacifico: popolata da misteriosi monoliti dalla forma umana, l'isola non ha mai avuto propri francobolli. Sono invece indicate come "Le Pasque Veronesi" quei giorni tragici del 1797 nei quali Verona fu invasa dai francesi: ne scrive Luigi Ruggero Cataldi, con alcuni cenni filatelici, limitati in realtà all'annullo postale sammarinese del 1997 per il bicentenario dell'evento.
Molto bello il ricordo che Domenico Sabbioni fa di "Montanelli, icona del giornalismo", in concomitanza con l'uscita del francobollo italiano dedicato al grande giornalista di Fucecchio di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita. Montanelli non è mai stato un collezionista, nonostante abbia sempre dato spazio alle rubriche filateliche sui giornali da lui diretti (firmate da Maurizio Tecardi e Gianni Montanari).
Però nella sua lunga vita professionale, evidenzia Sabbioni, c'è un episodio, un aneddoto in realtà, di chiaro stampo filatelico. Negli anni '50, mentre era corrispondente in Corea, ebbe modo di avvicinare uno strano personaggio: si trattava di un portoghese di Macao, ma di origini italiane, che a quanto pare era riuscito a proporre alle poste del paese asiatico la realizzazione di appositi francobolli per ringraziare le nazioni intervenute nella Guerra coreana. Tra queste l'Italia, la cui bandiera venne tuttavia riprodotta nella sua anacronistica versione "monarchica" con tanto di scudo sabaudo. La tiratura venne prontamente ritirata, ma non prima che qualcuno avesse provveduto a farne una buona scorta. Quel qualcuno pare fosse proprio il portoghese incontrato da Montanelli che gli promise un esemplare. Resta un dubbio: avrà Montanelli ricevuto per davvero (e successivamente conservato) quel francobollo?
Nell'ottocento la piccola cittadina di Mentone, tra Italia e Francia, era conosciuta per il cospicuo commercio di limoni, soprattutto verso i paesi del Nord Europa. In "C'era una volta il paese dei limoni", Gabriele Fabris narra le altalenanti vicende storiche di un paese, oggi apprezzata meta turistica francese, appartenuto al Principato di Monaco e successivamente conteso da Francia e Regno di Sardegna. Occupata dall'Italia fascista negli anni 1940-1943, Mentone ha una ricca storia postale che risale alla metà dell'800 quando si dichiarò prima città libera e poi decise di annettersi al Regno sabaudo del quale utilizzò francobolli (in particolare i Matraire) e annulli.
Negli anni '40 del 1900, invece, il ritorno degli italiani: una disfatta, in realtà, dato che Mussolini volle occupare quella ristretta fascia di territorio francese intorno a Mentone solo per un tragico ed orrendo (furono tantissimi i morti italiani) gioco al rialzo con Hitler, il quale non voleva contendenti nella pace con la Francia. Negli anni in cui gli italiani furono a Mentone vennero aperto numerosi uffici di posta militare descritti approfonditamente nella collezione di Giampaolo Guzzi (disponibile sul sito dell'AICPM, ma pubblicato in volume da Vaccari).
Mario Chesne Dauphinè torna ad occuparsi di storia postale italiana nell'Impero Ottomano. Ed in particolare de "L'ufficio postale n.171 di Smirne (1919-1923)", allestito inizialmente solo per servire le truppe italiane presenti nella città turca, successivamente fu utilizzato dalla numerosa comunità italiana. Situato al pian terreno dell'Hotel Huck, l'ufficio aveva in dotazione normali francobolli italiani (quelli sovrastampati "Smirne" non ebbero mai corso ufficiale) e annulli di "Posta Militare" distinti in quattro tipi base. Nel 1922 l'ufficio venne completamente raso al suolo, distrutto dagli incendi che seguirono la disfatta delle truppe greche da parte dei soldati di Kemal Ataturk. Riaprì per ancora qualche mese fino alla definitiva chiusura, il 16 giugno 1923. L'articolo propone una interessante e vasta riproduzione di documenti postali, affrancature e annullamenti del periodo.
Poche le novità segnalate da CF nell'Area Italiana. Innanzitutto si tirano le somme delle tre iniziative benefiche che hanno visto protagonisti i francobolli italiani: "Beneficienza via posta? Meglio la tivvù", la dice lunga sugli effettivi risultati raggiunti. I dentelli con sovrapprezzo realizzati tra il 1995 e il 2008 (pro-alluvionati e pro-lotta ai tumori del seno) hanno incontrato la diffidenza del pubblico e hanno fatto presa soltanto sui collezionisti. Esito: il saldo tra venduto ed invenduto è stato a netto vantaggio del secondo. L'unico buon risultato ha riguardato i circa 4 mln di esemplari del dentello "Regina Elena di Savoia" del 2002 che ha fatto beneficienza per 840.000€. Critica invece per i due francobolli dedicati a "Italia 2009", il Festival Internazionale della Filatelia che fino a prova contraria "non ha alcun potere di emissione". Il riferimento è all'assoluta mancanza della sola parola "Italia" come paese emittente.
Per quanto concerne il mercato filatelico, forse anche merito della primavera, Sebastiano Cilio nella sua consueta stanza fa l'"Elogio del francobollo": in periodo di forte crisi "è l'oggetto che ha tenuto di più, nonostante le forti perdite, rispetto ad altri investimenti istituzionali e considerati sicuri". Molto bene in questo avvio d'anno la Repubblica Italiana (addirittura con segnali interessanti per le annate in euro, dopo il 2002) e lo Smom (forse anche per merito della convenzione con Poste Italiane). Ovviamente, sottolinea il presidente della Borsa Filatelica Nazionale, non va dimenticato che la filatelia è innanzitutto un hobby e non direttamente un investimento. Però se qualcuno avesse 10.000 euro da investire, Cilio propone di acquistare la Provvisoria del Vaticano insieme a un bel bouquet di serie italiane (Risorgimento, Siracusana, Cavallino, Gronchi Rosa, Trittici, Servizi di Stato, Coroncina, Crociera 7,70 lire). Mancano i foglietti per i "diciottenni". Svista, oppure...
Infine, sguardo alla filatelia giovanile: Nino Barberis ricorda alcuni aneddoti della sua lunga carriera di giurato in esposizioni giovanili. "Altro che raccomandazioni, ai miei tempi", un titolo che allude alle numerose volte in cui i figli si sono presentati in mostra con le collezioni preparate dai padri. Una pratica piuttosto diffusa che risulta deleteria per i giovani: "che io sappia sono ben pochi i filatelisti che si sono poi affermati" tra quelli che da piccoli hanno avuto la classica spintarella dai genitori.
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