"Anche questo numero di Cronaca Filatelica esce in ritardo". E' con queste parole - alle quali forse chi le scrive avrebbe voluto aggiungere un "purtroppo" e spalancando le braccia - che si apre l'ultimo volume della rivista, che pur recando la numerazione di Dicembre 2010, è in realtà aggiornato a fine Gennaio.
Non sappiamo precisamente quali siano i motivi di tale ritardo. Eppure gli estimatori della rivista, dalla storia quarantennale, sono tantissimi in tutta Italia! Forse coloro che amano ancora leggere le notizie "su carta", comprando la domenica mattina la rivista nell'edicola di fiducia, un pò meno. Ma CF resta uno dei punti fissi della filatelia italiana. Non vogliamo fare polemica o dare giudizi, certo. Forse però un suggerimento all'Editoriale Olimpia - che pure tanto ha fatto per questa testata giornalistica - non sarà interpretato come mancanza di rispetto: dopo la necessaria ristrutturazione societaria, se crede ancora nella rivista, si rimbocchi le maniche e metta in campo una cosa che si chiama "marketing". Tenendo conto della inevitabile riduzione del mercato filatelico (inteso in termini di collezionisti appassionati e "spenditori") e dell'altrettanto ovvia contrazione dei lettori, bisogna inventarsi qualcosa di nuovo. In caso contrario... non vogliamo pensarci!!!
Anche perchè sfogliando l'ultimo numero di CF si capisce molto bene come ci sia tantissimo da leggere e di come la filatelia, ed in generale il mondo dei servizi postali e della comunicazione scritta, siano ancora in grado di produrre tante notizie ed eventi, attualità e cultura. A dimostrazione del fatto che i ritardi nella pubblicazione non dipendono dalla mancanza di contenuti. E noi che abbiamo il "polso del web", assicuriamo che gli affezionati di CF sono tantissimi e si infuriano ogni volta non riescono a trovarla puntuale in edicola.
Ma torniamo all'ultimo CF che si apre, doverosamente, con una celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. "E la bandiera dei tre colori sempre è stata la più bella", titola Danilo Bogoni, coordinatore della rivista, prendendo spunto da una delle più pariottiche canzoncine risorgimentali. Quando l'articolo è stato scritto, naturalmente, l'unica emissione celebrativa era quella, duplice (francobollo adesivo e foglietto) del 7 gennaio, dedicata proprio al Tricolore (solo nei giorni scorsi, infatti, è stato svelato il dentello, anch'esso autoadesivo e in versione librettata, che accompagnerà la mostra romana "Quel manifignifico biennio 1859-18610"). E del vessillo nazionale Bogoni ripercorre la storia, iniziata quel fatidico 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia "quando il Parlamento della Repubblica Cisalpina, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni decretà 'che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre colori, verde, bianco e rosso", elencando tutte le apparizioni tricolori sui francobolli italiani (Regno e Repubblica) ma anche di San Marino e del Vaticano.
E proprio lo stemma italiano, in versione sabauda, con scudo crociato bianco su fondo rosso e sovrastante corona, utilizzato sulle famose cartoline postali militari in franchigia della I Guerra mondiale, è tuttora motivo di "pareri discordi tra gli studiosi": si tratta di "interi postali o no?". Moltissimi ritengono di no, naturalmente. Franco Filanci, presidente dell'Accademia Italiana di Filatelia e Storia Postale, tuttavia ritiene di si: un valore, seppure virtuale, queste cartoline ce l'hanno e lo stemma tricolore è una sorta di francobollo.
E per restare in ambito "tricolore", Bogoni ripropone la curiosissima vicenda del francobollo con il quale la Corea del Sud ringraziava i paesi che l'avevano aiutata durante la guerra, attraverso l'ormai famoso racconto di Indro Montanelli. "Corea: l'autogol che creò la rarità" ripercorre con le parole del grande giornalista, un episodio a lui occorso mentre era in Corea e relativo al francobollo emesso originariamente con la bandiera italiana in versione "monarchica" e immediatamente ristampato, poichè l'Italia già da alcuni anni era una vera Repubblica.
Ancora Bogoni sul terremoto che sconvolse l'Irpinia nel 1980: "Trent'anni fa il buio, una scossa e poi il dramma" ripercorre la storia postale di quell'anno tremendo, attraverso documenti e annulli annulli ma soprattutto fotografie dell'epoca. Oltre a garantire la franchigia postale alle popolazioni terremotate, il governo dell'epoca e l'Amministrazione PT, misero in campo un dispiegamento di forze esemplare, anche attraverso l'utilizzo di numerosi uffici postali mobili, montati su furgoni, di cui restano tracce negli annulli "amministrativi" applicati sulle corrispondenze in partenza dalle città colpite dal sisma.
Dal 3 gennaio scorso - la notizia è approfonditamente trattata da Gabriele Fabris - è arrivata "Raccomandata 1: il servizio "sprint" di Poste vaticane". Adesso "la gamma dei servizi offerti al pubblico" è davvero completa. Fornita in partnership con Poste Italiane, delle quali quelle Vaticane condividono oltre che i prezzi anche la logistica e i servizi informatici di base, la nuova R1 sanpietrina è basata su un'etichetta adesiva piuttosto sparatano e moduli simili a quelli italiani ma personalizzati con le "Chiavi decussate". Inoltre, ricorda Fabris, in Piazza San Pietro, in particolare sul lato sinistro, verso il Braccio di Carlo Magno, è tornato il Telebus, un ufficio postale mobile preso in prestito sempre dalle amichevoli poste italiane.
E mentre le pagine ner" delle novità da tutto il mondo tornano quasi ad avere un aspetto "gradevole" (anche se mancano ancora di quell'ordine e completezza garantiti da Simone Sessa, precedente estensore della rubrica), l'Area Italiana racconta delle ultime (di Gennaio!) emissioni e fa una quasi scontata previsione: "Complice il 150° dell'Unità d'Italia, in arrivo una pioggia di novità". A distanza di un mesetto da quando l'articolo è stato scritto, i programmi filatelici di Italia, Vaticano e San Marino sono quasi definitivi (con la valanga di novità riguardanti proprio il 150°). Resta in alto mare la programmazione delle poste magistrali. Novità sembrano, invece, arrivare da San Marino: Rosa Zafferani, direttore delle poste bianco-azzurre, in un'intervista rilasciata a Danilo Bogoni, rivela come sia ormai tempo non solo di superare la Convenzione postale con l'Italia del 1923 ma addirittura di trasformare le attuali Poste in un Ente con gestione privatistica e con una contabilità ad-hoc.
Il cinquantenario della "creazione" della capitale brasiliana è celebrato nei francobolli recentemente emessi dal paese sudamericano e raccontato da Noè Castagnaro in "Brasilia, capitale tra utopia e realtà". Una città nata dal nulla, inventata letteralmente nel 1960 dagli architetti Costa e Niemeyer e che oggi rappresenta non solo una capitale moderna ma anche un concentrato di architettura e inventiva urbanistica che finiscono spesso sui francobolli brasiliani.
A Mario Chesne Dauphinè tocca il capitolo di storia postale. Questa volta c'è l'affascinante storia del "Regno del Montenegro: un piccolo stato stretto fra due imperi", ovvero quello austro-ungarico a nord e quello ottomano a sud. Le emissioni, gli interi postali e la curiosa sovrastampa "abusiva" su francobolli francesi, sono alla base di una storia postale molto interessante.
E mentre Nino Barberis nel suo Filgiovani propone ai "monitori" di "invogliare i ragazzi" a collezionare Tariffe (un modo certamente più complicato della mera raccolta tematica, ma certamente più intrigante perchè induce allo studio e alla ricerca), Luigi Ruggero Cataldi scrive di "Quei pacchi natalizi puntuali come il Natale, eppure snobbati", ovvero del servizio dei Pacchi natalizi istituito nel 1995 e cessato nel 2000.
Infine, uno Sguardo al mercato con Sebastiano Cilio che osserva "segnali di ottimismo a Veronafil e il barometro torna a segnare il bello"! Certo, a farla da padrone sono i paesi di tradizione filatelica, le rarità e le grandi collezioni ma anche il nuovissimo filone dei "francobolli con codice a barre" (sul quale CF sembra aver un occhio di riguardo dato che pubblica l'articolo di Luciano Raimondi "...E la collezione si fa sempre più interessante" con un riepilogo dei barre del 2010) non è da sottovalutare ma non ci si deve neanche troppo sbilanciare economicamente: "l'annata 2008 risulta di difficile reperibilità e il 2009 presenza qualche pezzo che sta mancando sul mercato". Per una corretta valutazione di questi francobolli, avverte difatti Cilio, "bisognerebbe capire la disponibilità delle Poste come quantità e anche la disponibilità a tagliare i fogli e a cedere solo il pezzo richiesto".
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