I foglietti, ancora negli otto pacchetti originali da 500 esemplari, tutti regolarmente provvisti del sigillo di garanzia e del timbrino di controllo apposto nel gennaio 2006 dal verificatore del Poligrafico, sono arrivati a Piazza Verdi nel primo pomeriggio, in una valigetta nera gelosamente custodita da Gabriele Corsi della Business Unit Philately. Ad accompagnare il prezioso carico da Piazza Dante alla sede dell’I.P.Z.S., con tanto di scorta armata, è stata la stessa Marisa Giannini, direttore della struttura filatelica di Poste Italiane nonché Vice President dell’azienda di Viale Europa.
Come da programma, il passaggio di consegne ha avuto luogo poco dopo le 16. La scatola di cartone contenente i francobolli è passata dalle mani della dottoressa Giannini a quelle di Stefano Gabbuti, consigliere per le politiche filateliche del ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni nonché presidente dell’apposita commissione chiamata a sovrintendere alla distruzione dei preziosi foglietti. Un’operazione, quest’ultima, che si è rivelata più lunga del previsto, ed alla quale non sono stati ammessi i rappresentanti della stampa. Gli unici ad assistere a tale fase preliminare sono stati difatti i membri della commissione, nominati, lo ricordiamo, con apposito decreto ministeriale in rappresentanza dei vari soggetti e istituzioni coinvolte nel “progetto diciottenni”. Questa la composizione dell’organo: Stefano Gabbuti e Barbara Desimio (Ministero delle comunicazioni), Annunziata Maffei, Paola Idrofano, Rosario Lembo, Achille Quaglia e Simonetta Guadagni (Poste Italiane), Francesco Parise (Ministero dell’Economia e delle Finanze), Vito Flora e Alessandro Giombetti (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato), Michele Caso (Federazione fra le Società Filateliche Italiane). Assenti, invece, Carlo Catelani (Associazione Filatelisti Italiani Professionisti) e Renato Russo (Unione Stampa Filatelica Italiana).
Subito dopo il passaggio di consegne, al quale ha assistito anche il presidente della Federazione fra le Società Filateliche Italiane, Piero Macrelli, è seguita la delicata fase di contazione. La commissione, con l’ausilio del personale di Piazza Verdi, ha contato manualmente e per ben due volte, come prevede la procedura standard di controllo, l’intero stock di foglietti, accertando che il numero corrispondesse esattamente ai 4000 esemplari dichiarati. Solo a questo punto la scatola, nuovamente sigillata ed accompagnata dall’intera commissione e dai rappresentanti della stampa, ha potuto avviarsi verso il sesto piano dello stabile, dove ad attenderla ha trovato la macchina trituratrice. Inseriti singolarmente, gli otto pacchetti della tanto discussa scorta integrativa sono stati ridotti in sottili brandelli di carta, ponendo definitivamente fine al “progetto diciottenni”.
“Si è conclusa - ha affermato Marisa Giannini - una storia che ci ha dato tante soddisfazioni. Un’operazione molto particolare e complessa, che ci ha dato tanto lavoro e tanti problemi, ma che ha anche fatto tanto parlare del francobollo e della filatelia”.
Quelli appena distrutti, lo ricordiamo, erano i tanto discussi francobolli della scorta integrativa, ossia la tiratura addizionale, extra decreto, realizzata per far fronte alle esigenze istituzionali e di rappresentanza. Si tratta di una procedura standard per ciascuna emissione, ben nota agli addetti ai lavori, messa in atto da decenni in base a precise disposizioni ministeriali. Una prassi, dunque, alla quale neppure i foglietti per i diciottenni avrebbero potuto sottrarsi, considerato che proprio dalla tiratura addizionale sono attinti gli esemplari da inviare al Museo storico pt e, soprattutto, quelli che in base alla normativa internazionale devono essere inoltrati all’Unione Postale Universale.
Eppure, in questa occasione, non un solo foglietto è stato salvato dalla distruzione. Quali le motivazioni che hanno portato a tale scelta, per certi versi assurda?
Philweb proverà a ricostruire l’intera vicenda in un prossimo articolo.
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