Uno dei capitoli meno conosciuti della II Guerra Mondiale è probabilmente la partecipazione di soldati brasiliani alle forze d'occupazione (e di liberazione dai tedeschi) dell'Italia. Una presenza massiccia di oltre 25000 uomini, tra cui una importante ed apprezzata componente femminile di infermiere volontarie militarizzate. "Il Corpo di Spedizione Brasiliano in Italia dal 1944 al 1945" - scrive Franco Napoli sull'ultimo numero (n.111, Giugno 2009) di "Posta Militare e Storia Postale", rivista dell'AICPM - sbarcò a Napoli per poi risalire la penisola combattendo, spesso a fianco delle truppe alleate, in Toscana e fino alle alture dell'Appennino tosco-emiliano.
Una così vasta presenza di militari non poteva non essere accompagnata ad una efficiente organizzazione postale: la Forca Expedicionaria Brasilera, in sigla F.E.B., si servì difatti di una rete di servizi postali con la madre patria basata su uffici di concentramento e smistamento della corrispondenza sia in Brasile che in Italia. Forse è la prima volta che l'argomento viene trattato in modo organico: nonostante gli "sforzi della Società Filatelica Paulista" che nel 2002 ha pubblicato solo un articolo di carattere meramente filatelico, l'autore riesce, anche in chiave storico-postale, a descrivere la nascita del servizio postale militare brasiliano, le sigle e i numeri convenzionali utilizzati dagli uffici di Posta Militare, l'organizzazione dei servizi e del servizio postale aereo, le tariffe, la franchigia e la censura, l'uso da parte dei brasiliani dei servizi postali militari alleati o dei servizi civili italiani.
La rivista dell'Associazione dei Collezionisti Italiani di Posta Militare, riserva però altri articoli su temi di grande interesse storico e postale.
A cominciare da "I messaggi decapitati della Croce Rossa nel servizio postale per i civili istituito tra la R.S.I. ed il Regno del Sud" nel periodo 1944-1945. Marino Carnévalé e Valter Astolfi ripercorrono, con un'ampia riproduzione di documenti, il sistema di trasmissione delle comunicazioni scritte tra le due parti in cui l'Italia si trovò divisa durante la II Guerra Mondiale. I messaggi venivano in sostanza affidati alla Croce Rossa (ed in particolare alle due "componenti" presenti al Nord e al Sud dell'Italia) che provvedevano a veicolare tali comunicazioni opportunamente sottoposte a censura. L'articolo si concentra in realtà sulla modulistica utilizzata per attuare il servizio (comprese le caratteristiche grafiche ed un primo censimento delle tipografie interessate) nella quale si osserva la curiosa asportazione per taglio della parte superiore dei moduli (da cui la definizione di "messaggi decapitati"). Fino ad oggi non esiste una spiegazione plausibile ad un tale comportamento (gli autori in realtà propongono tre "congetture"). E' certo, però, che i documenti arrivassero integri alla Croce Rossa Internazionale di Ginevra e solo qui venivano "decapitati".
Per la rubrica di "Storia postale d'Italia", Luigi Sirotti scrive di "posta aerea dopo l'8 settembre 1943 - per l'interno". Il servizio postale nazionale venne, difatti, soppresso subito dopo l'annuncio dell'armistizio. Solo dall'ottobre successivo venne ripristinata una prima linea aerea tra l'aeroporto di Brindisi (capitale del Governo del Regno del Sud) e quelli di Cagliari e Catania.
Sirotti ricostruisce con validissime "mappe" il ristabilimento dei collegamenti aerei (e dei servizi postali) tra le varie città del meridione. Le prime corrispondenze a prendere "il volo", tra l'ottobre 1943 e il novembre 1944, furono quelle ufficiali, necessarie per mantenere i contatti istituzionali tra il governo (allocato in Puglia), le isole maggiori e le regioni che man mano venivano liberate dagli alleati. Quindi fu la volta della corrispondenza civile: il servizio di posta aerea per l'interno venne infatti riattivato ufficialmente il 24 aprile 1944. L'articolo, che tratta anche della posta aerea verso Tripoli e le provincie del Nord Italia e della Zona A (Gorizia, Trieste e Pola), contiene interessanti tabelle con le tariffe postali e le sovrattasse di posta aerea per l'interno (dal settembre 1943 al 24 marzo 1947), l'elenco cronologico delle città e dei collegamenti aerei via via ripristinati nel Sud Italia ed interessanti notizie estratte dai Bollettini postali del periodo.
L'ultimo corposo articolo del numero di Giugno della rivista dell'AICPM riguarda un altro argomento poco noto tra quelli che la II Guerra Mondiale ha lasciato in eredità agli storici-postali, ovvero "Il servizio pacchi per gli internati militari italiani". A scriverne è Antonio Pasquini che riproduce una grande varietà di moduli che i tedeschi avevano appositamente allestito e che dovevano obbligatoriamente essere utilizzati dai familiari degli internati per spedire pacchi di viveri e generi di conforto.
Giuseppe D. Jannaci "torna ancora sui francobolli con la dicitura P.M. per il servizio della posta militare" con riferimento ad un precedente articolo di Luigi Sirotti il quale pur avendo avuto il merito di aver "rotto il silenzio" su una branca collezionistica da troppo tempo in letargo si espone ad alcune "critiche costruttive". Tra le altre, quella sulla prima data d'uso dei francobolli sovrastampati PM (lettera del 15 aprile 1943): una lettera di cui non si hanno notizie certe, mentre Sirotti riproduce una lettera con data del 18 aprile. Jannaci, fa di meglio, pubblicando una busta con due francobolli da 50c PM timbrati 16 aprile.
La rivista - che si apre con il resoconto dell'attività triennale dell'Associazione ad opera del direttore della rivista nonchè presidente dell'AICPM, Piero Macrelli - contiene anche le consuete rubrica di Cerruto e Colla sugli aggiornamenti al loro catalogo dedicato alla Franchigia militare italiana 1912-1946, e le "Segnalazioni e quesiti" a cura di Valter Astolfi. Allegato al n.111 di "Posta Militare", naturalmente, gli elenchi di materiale disponibile ai soci in "vendita-scambio".
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