Tante nuove ed interessanti storie di filatelia, ma soprattutto di poste e servizi postali, sull'ultimo numero (il 112, Settembre 2009, 66 pagine a colori) di "Posta militare e storia postale", la rivista trimestrale del'AICPM, l'associazione che raggruppa ormai quasi settecento collezionisti e che, nell'ultima assemblea svoltasi a Veronafil, ha rinnovato (confermandolo quasi totalmente) il suo direttivo.
Nell'editoriale, il presidente del sodalizio, Piero Macrelli, oltre a riepilogare l'esito dell'Assemblea elettiva e ringraziare i circa cinquanta soci che vi hanno preso parte, illustra sia "l'azione promozionale" per il nuovo anno ("quota ridotta di trenta euro per il primo anno") sia le prossime iniziative editoriali targate AICPM: ormai imminente il completamento del volume di Roberto Colla sulle Franchigie; qualche mese in più sarà invece necessario per chiudere l'opera sulla RSI di Luigi Sirotti.
E' proprio di Sirotti l'articolo di "Storia postale d'Italia" con il quale si apre il nuovo volume AICPM, dedicato a "La posta aerea con l'estero dal 1° aprile 1945 al 31 dicembre 1951", una ricerca puntuale e ricca di tabelle, documenti filatelici e riferimenti normativi, sulla ripresa dei servizi postali aerei tra l'Italia, appena liberata, e l'estero. Gli specialisti troveranno, tra l'altro, tutte le "tariffe per l'estero - via di superficie", la soprattassa di posta aerea per i paesi europei e per quelli extraeuropei, dagli inizi del 1946 fino ai priomi anni '50.
Un capitolo piuttosto sconosciuto e di difficile approccio per la scarsità di informazioni e documenti originali, riguarda "Gli internati civili italiani in Giamaica" di cui si occupa Antonio Pasquini nel suo articolo che prende le mosse da un "recente fortuito ritrovamento di un album di memorie" del responsabile del campo dei prigionieri italiani nell'isola caraibica. Le poche notizie su questa presenza italiana sono racchiuse nel volume di Flavio Conti "I Prigionieri di guerra italiani 1943-1945" che indicherebbe in soli 29 i prigionieri italiani nella lontana isola. Lo studio dei documenti postali raccolti e conservati dal protagonista delle "memorie" ritrovate dall'autore, ha permesso non solo di ipotizzare un numero ben maggiore di prigionieri ma soprattutto di ripercorrere le circostanze che portarono i civili italiani (e degli altri paesi dell'Asse) presenti in tutto il mondo all'inizio della guerra, nel 1940, per motivi di lavoro, ad una prolungata priogionia. L'articolo è arricchito da una serie di cartoncini caricaturali (parte integrante dell'album di memorie e "disegnati e dipinti a mano, con ironica spontaneità, da un internato tedesco") e di altri documenti, non tutti di natura postale, che bene illustrano le condizioni di vita nei campi di prigionia in Giamaica.
Giancarlo Vecchi tratta di un altro importante capitolo della II Guerra Mondiale, di quando, cioè, poco dopo la firma del doloroso Armistizio del settembre 1943, gli Alleati permisero all'ormai sconfitto e impotente Regno d'Italia (ridotto alle provincie meridionali della Puglia e alla Sardegna) di salvare l'onore e la faccia, passando a combattere contro l'ex amico tedesco a fianco degli anglo-americani. "Dal 1° Raggruppamento Motorizzato al C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione" racconta, anche attraverso le pochissime evidenze postali superstiti, le vicende e i fatti d'arme di quel raggruppamento di soldati italiani (nucleo primordiale del CIL e del futuro Esercito Italiano) che combatterono contro i tedeschi in condizioni di grave prostrazione psicologica e logistica. Infatti, se da una parte gli Americani "non confidavano in un aiuto rilevante da parte italiana" e volevano che gli ex-nemici fossero destinati a svolgere servizi di semplice manovalanza, dall'altra i militari italiani accettarono la battaglia con armamenti e attrezzature del tutto ridicole se confrontate con quelle degli alleati e dei nemici tedeschi.
Della "Corrispondenza degli italiani nelle mani degli inglesi" nell'Africa Orientale durante il 1941 scrive Maria Marchetti in un articolo che "non ha la pretesa di essere un'indagine di carattere storico" o storico postale ma che vuole essere soltanto un insieme di riflessioni e approfondimenti sulle "modalità che permisero di mantenere vivo il contatto con la patria e con la famiglia" attraverso la posta dei prigionieri, civili e militari, durante gli anni della conquista inglese dell'ex Impero italiano. L'autrice analizza con grandissima cura il contesto in cui si svolsero i principali fatti storici e postali, la provenienza e la destinazione delle lettere (da e verso Somalia, Eritrea, Etiopia), le date e la modulistica, gli uffici e i timbri postali.
E mentre le ultime pagine della rivista sono dedicate alle cronache sociali e al consueto aggiornamento del catalogo di "Franchigia Militare Italiana 1912-1946" di Cerruto e Colla, c'è spazio per parlare "Ancora sui francobolli con la dicitura P.M.": Luigi Sirotti, riprendendo lo stesso argomento trattato nei precedenti numeri, oltre a soffermarsi su "usi per l'affrancatura della posta civile nei territori della Repubblica Sociale Italiana" propone una prima data d'uso (5 aprile 1943) per il valore da 50c P.M. utilizzato in tre esemplari su una lettera timbrata con il circolare "PM 23" impiegato ad Atene.
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