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Giovedì, 21 Novembre 2024
 
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Cronache di Posta

Invio dei francobolli all'UPU: un doveroso adempimento da ben 130 anni

L’obbligo per i paesi membri di inviare all’Unione Postale Universale ciascuna delle proprie emissioni di francobolli ha un'origine molto remota. Il primo provvedimento in tal senso risale addirittura al Congresso di Parigi del 1878, appena quattro anni dopo la fondazione stessa dell’UPU. Gli esemplari scambiati tra le amministrazioni postali trovano origine tanto nella necessità di controllare l’autenticità delle affrancature sulla corrispondenza internazionale quanto nell’intento di creare e sviluppare le collezioni filateliche dei vari musei postali nazionali. Ancora oggi, a distanza di 130 anni, ciascuno stato membro è tenuto ad inviare al Bureau International di Berna 235 serie di ogni nuovo francobollo emesso.

Invio dei francobolli all'UPU: un doveroso adempimento da ben 130 anni

La tanto discussa distruzione della scorta integrativa dei francobolli per i diciottenni ha portato all’attenzione del pubblico, in questi ultimi giorni, un aspetto poco conosciuto legato al processo di produzione delle carte valori postali, ossia l’obbligo di inviare un certo numero di esemplari di ogni nuova emissione al Bureau International dell’UPU, per il successivo inoltro a tutti gli altri paesi membri.

Ma in cosa consiste quest’obbligo e da dove trae origine?

Tutto ebbe inizio nel 1878 a Parigi durante il secondo Congresso dell’Unione Generale delle Poste, lo stesso che cambiò il nome dell’organizzazione internazionale, fondata appena quattro anni prima a Berna, in Unione Postale Universale. Tra i vari provvedimenti adottati ve ne era uno, precisamente l’articolo XXIX del Regolamento, concernente le comunicazioni che le amministrazioni postali erano obbligate ad inviare al Bureau International dell’UPU. Al secondo comma esso stabiliva l’obbligo per ciascun paese di trasmettere a tutti gli altri stati membri, per il tramite dell’UPU, anche “una collezione completa dei propri francobolli”.

Nella sua circolare del 12 dicembre 1878, il Bureau International comunicava che, in ottemperanza a tale norma, 70 esemplari di ciascuna emissione di francobolli avrebbero dovuto essere inviati al Bureau per la distribuzione. Le collezioni complete avrebbero incluso tutti i francobolli emessi da ciascuno stato membro, compresi quelli per i servizi speciali e gli interi postali.

Durante il VII Congresso Postale Universale, che ebbe luogo a Madrid dal 1° ottobre al 30 novembre 1920, fu altresì deciso che gli stati membri avrebbero inviato anche esemplari specimen di ciascuna delle macchine affrancatrici entrate in uso nel paese. Tale pratica, tuttavia, considerata la rapida e capillare diffusione delle affrancatrici (solo negli Stati Uniti si contavano decine di migliaia di nuove macchine l’anno), fu ben presto abbandonata, tant’è che non ve ne è traccia negli atti degli anni successivi.

La procedura di distribuzione dei francobolli ai singoli stati non ha sostanzialmente subito cambiamenti nel corso degli anni. I francobolli sono inviati dalle amministrazioni postali al Bureau International dell’UPU, che a sua volta li assembla in collezioni che poi distribuisce ai paesi membri. L’invio a Berna ha luogo generalmente in fogli interi, che lo staff del Bureau provvede a dividere secondo le esigenze. Ciascun invio agli stati membri è a tutt’oggi accompagnato da un apposito bollettino pubblicato dal Bureau International.

Il numero degli esemplari richiesti per ciascuna emissione è variato negli anni in base a diverse ragioni: cambiamenti nelle procedure interne del Bureau International, aumento e diminuzione del numero dei paesi membri, variazione nel numero degli esemplari da inviare a ciascun paese membro e persino, in alcuni periodi, aumento “a titolo di favore” del numero di esemplari richiesti dai singoli stati.

Agli albori del servizio, come abbiamo detto, il Bureau International si limitò a richiedere l’invio di una sola “collezione completa” per ciascuno degli stati membri, per un totale oscillante tra le 70 e 100 serie di ogni emissione. La procedura venne meglio definita a seguito del Congresso di Lisbona del 1885, durante il quale fu stabilito che dal successivo 1° aprile 1886 le collezioni sarebbero state composte da tre esemplari di ciascun francobollo, per un totale di 345 (incluse alcune serie da tenere come scorta). Un considerevole aumento si verificò a partire dal 1° luglio 1892, quando entrò in vigore una decisione assunta l’anno precedente dal Congresso UPU di Vienna in base alla quale il numero di serie richieste a ciascun paese fu elevato a cinque. Il picco massimo si raggiunse il 12 febbraio 1907, quando il totale di francobolli da inviare al Bureau International ammontò a ben 756 esemplari per ogni emissione. Sarà il Congresso di Roma del 1906 a determinare un contenimento, reintroducendo il principio della “triplice copia”, rimasto invariato sino al 31 dicembre 2007. Alla fine dello scorso anno ciascuna amministrazione, a norma dell’art. 113 del Regolamento della Posta Lettere, era difatti tenuta ad inviare al Bureau International tre esemplari per ciascuno dei paesi membri, più uno per lo stesso Bureau, destinato alla collezione UPU.

Il grande cambiamento si ha a partire dal 1° gennaio 2008, con l’entrata in vigore delle modifiche al Regolamento della Posta Lettere apportate all’inizio del 2007 dal Conseil d’exploitation postale, l’organismo interno dell’UPU incaricato di sovrintendere alla normativa postale internazionale. L’articolo 113 del Regolamento oggi recita:

Art. 113
Francobolli. Notifica delle emissioni e scambio tra amministrazioni
1. Ogni nuova emissione di francobolli è notificata dall’amministrazione in causa a tutte le altre amministrazioni per il tramite del Bureau International, con tutte le indicazioni necessarie.
2. Le amministrazioni si scambiano, per il tramite del Bureau International, un esemplare di ciascuna delle loro nuove emissioni di francobolli e ne inviano 15 esemplari al Bureau International. Ciò rappresenta un volume totale di 235 francobolli da trasmettere per ciascuna nuova emissione.


Con tale nuova formulazione si è tornati, di fatto, alla situazione iniziale prevista a seguito del Congresso di Parigi del 1878, con la differenza che ora il Bureau International richiede per sé ben 15 serie (da destinare, immaginiamo, anche ad altri organismi, quali ad esempio il WADP, ossia l’Associazione Mondiale per lo Sviluppo della Filatelia, che all’interno stesso dell’UPU cura la catalogazione universale dei francobolli).

Ma che fine fanno, invece, i francobolli inviati ai singoli paesi membri?

Partendo dal principio che ciascuno stato membro, in virtù della propria sovranità e autonomia decisionale, può disporre come meglio crede delle serie ricevute in base alla normativa internazionale, c’è tuttavia da dire che quasi ovunque esse sono destinate alle collezioni filateliche ufficiali di musei e amministrazioni postali. Le tre serie ricevute dalla Gran Bretagna, inviate direttamente al National Postal Museum di Londra, seguono ad esempio un iter ben preciso: una è trattenuta dallo stesso museo postale per la sua “Collezione Berna”, un’altra è inviata alla British Library per la sua collezione filatelica e l’ultima è inviata a Buckingham Palace per la collezione reale (che tuttavia comprende solo i paesi dell’area britannica, mentre i francobolli del resto del mondo sono inviati in dono alla Royal Philatelic Society di Londra). In Italia, invece, le serie inviate dall’UPU sono destinate al Museo storico postale del Ministero delle comunicazioni.

La domanda che a questo punto ci poniamo è questa: l’Italia era obbligata ad inviare all’UPU i foglietti per i diciottenni? Se sì, perché non lo ha fatto, preferendo mandare al macero anche gli ultimi esemplari di scorta? La risposta in un prossimo articolo della nostra testata.

Link di approfondimento:

Unione Postale Universale (UPU) - sito ufficiale
World Association for the Development of the Philately

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